Link ad un breve racconto publicato il 26,2,18 sul blog Uno Scacchista

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PREFAZIONE

Mi sono avvicinato agli scacchi troppo tardi, avevo già più di mezzo secolo sulle spalle. Prima raramente disputavo qualche partita con alcuni amici che come me non conoscevano molto l’affascinante mondo di Caissa. Sapevo come si muovono i pezzi e intuivo solamente che c’era qualcosa di più profondo, di più misterioso nelle sessantaquattro caselle.

Poi uno dei tanti giri di valzer della mia vita, mi ha portato in quel di Cecina, dove esiste da tanto tempo un ottimo circolo di scacchi con una buona tradizione alle spalle e iniziando a frequentarlo regolarmente, ho scoperto tutto un mondo fatto di:

Regole, aperture, medio gioco, finali, tornei, tornei lampo, semilampo, active chess, zugzwang, infilate, forchette, alfieri buoni e alfieri cattivi, matto affogato, matto delle spalline, mangia e passa, braccio mente, pezzo toccato pezzo mosso, e libri, tanti libri, tutti da studiare, tutti indispensabili e spesso ahimè terribilmente noiosi.

Ne ho letto (studiato, sarebbe eccessivo) tanti, ma i miei neuroni avevano già vissuto la loro stagione migliore, impegnati in tutt’altro e così sono rimasto uno scacchista mediocre, ma fortemente appassionato!

Ho fatto tanti tornei e ho preso tante bastonate. A onor del vero uno l’ho vinto: il torneo internazionale di Montecatini nella categoria NC, chissà la dea bendata era venuta in mio soccorso, ma mi sono sempre divertito tanto e frequentando i tornei ho maturato la convinzione che il gioco sia molto violento, una rappresentazione della vita e della guerra.

I giocatori sono quasi sempre impegnati in scontri all’ultimo sangue e chi perde, non perde solo una partita, ma molto di più, spesso quando il tuo avversario sta prevalendo su di te, i desideri più violenti prendono possesso della tua mente, ma per fortuna siamo tutte persone educate e corrette e quindi perdiamo e ci scambiamo sorrisi e strette di mano.

Chi non sa perdere abbandona subito le scacchiere e si dedica con più profitto al Burraco. Ecco questo pensiero è il filo conduttore di questi otto racconti, che mi hanno fatto divertire come una partita a scacchi vinta e che spero facciano divertire qualche lettore. A sostegno di questa mia tesi aggiungo un elenco di personaggi che la pensano in modo simile. E sì sono in buona compagnia! :

Gli scacchi sono un gioco collerico e irascibile, addirittura oltraggioso per chi subisce lo scacco matto.

R. Burton

Gli scacchi sono l'arte della guerra senza le carneficine, sono la resurrezione dei morti sul campo dell'onore, la perpetua speranza, la supremazia dell'intelligenza sulla forza, la cultura dello spirito.

F. Spriner

Giocare a scacchi è imparare a dominare la paura della morte. In una partita bisogna prevedere tutto, anche la propria fine. La solitudine dello scacchista all'avvicinarsi del "matto" è simile a quella del condannato.

Francis Szpinger

Il gioco degli scacchi è la mia vita in miniatura. Gli scacchi sono lotta, gli scacchi sono battaglia. - Il gioco degli scacchi è lo sport più violento che esista.

Garry Kasparov
Prima di tutto, gli scacchi sono una battaglia. - Il gioco degli scacchi è una lotta.

Emanuel Lasker
Gli scacchi sono spietati: bisogna essere pronti a uccidere. Nigel Short

Si massacrano l’un l’altro con grande spreco di rabbia (......) senza che sia versata una sola goccia di sangue.

Abraham Ibn Ezra (studioso ebreo del XII secolo)

E per concludere il pensiero che mi ha regalato il prof. Paolo Vannini, che mi sembra oltremodo calzante:

Ciao Stefano, Ho letto i tuoi racconti. Devo dire che mi sono piaciuti molto, sono tutti avvincenti ed è stato molto piacevole seguirli con la curiosità di sapere come sarebbero andati a finire.

Ognuno di loro riesce a creare una suspense che cattura il lettore. La tua è un'idea originale e non semplice, io mi chiedevo ogni volta cosa avresti inventato riguardo al singolo pezzo degli scacchi che in quel caso sarebbe stato coinvolto.

Ne emerge un intreccio potente tra scacchi e vita come dire che la partita degli scacchi è la partita della vita.

Ogni personaggio proietta negli scacchi un aspetto preminente della sua vita e tra tutti gli aspetti prevale la volontà di potenza per cui vincere diventa essenziale per difendere la propria identità mentre perdere, è evento spesso catastrofico che minaccia l'autostima e la disgregazione dell'io.

Del resto gli scacchi sono una rappresentazione della guerra e quindi della parte di noi portata a muovere guerra come i tuoi racconti mettono molto bene in evidenza. 

Un racconto inedito di scacchi letto da M.Caccia Pascal radio 2

Edizione cartacea

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